Sappiamo che la parola ‘risorsa’ è
derivata dal francese ‘ressource’ che, a sua volta, deriva dal latino ‘resurgere’
(=risorgere). La risorsa può essere definita “qualsiasi fonte o mezzo che valga
a fornire aiuto, soccorso, appoggio,sostegno, specialmente in caso di
necessità”.
E’ noto che, con l’avanzare del
processo di globalizzazione nel campo culturale e socio-economico, la risorsa
‘naturale’ sta assumendo un ruolo sempre piú importante, se non insostituibile,
e, presumibilmente, sarà l’unico mezzo in grado di affrontare in chiave
risolutiva gli innumerevoli problemi che interessano l’umanità del pianeta
terra ai fini di realizzare un sistema socio-economico sempre piú proteso verso
traguardi dinamici, spazialmente e temporalmente, propri di uno sviluppo ‘sostenibile’.
La sostenibilità di qualsiasi processo socio-economico è realizzabile solo
sulla ‘tutela’ di qualsiasi risorsa naturale; ‘tutela’ che
comprende la individuazione, la conoscenza, la conservazione e la
valorizzazione della predetta risorsa.
L'estremizzazione della visione centralistica del mondo, secondo cui “l'uomo è misura di tutte le cose”, ha portato negli ultimi decenni, piú che mai, a considerare la natura, intesa nel suo insieme di sistemi biologici, come assolutamente dipendente dall'uomo e, pertanto, 'perfettamente adattabile' alle sue esigenze. Tale gestione del ‘patrimonio naturale’ ha condotto in molti casi a scelte sconsiderate che hanno tenuto conto solo del profitto del momento senza badare ai possibili risvolti futuri e senza tener conto della ‘sostenibilità ambientale' di tali scelte: un esempio lampante è quanto si è verificato nel campo delle produzioni animali, dove la selezione da parte dell'uomo orientata verso elevati livelli produttivi ha comportato una perdita di diversità biologica quanto mai allarmante: si stima che circa 1/4 dei 4.000 tipi genetici di animali domestici presenti sul Pianeta Terra è ad alto rischio di estinzione. Dunque, sebbene l'estinzione di una specie sia un fenomeno che rientra nella selezione naturale, in quanto legato all'evoluzione di nuove specie, l'intervento dell'uomo ha notevolmente amplificato questo fenomeno di migliaia di volte con un'azione talvolta devastante, intaccando le basi del meccanismo della biodiversificazione, fino a un progressivo restringimento del numero dei ‘diversi’.
Tuttavia si sta diffondendo la consapevolezza della necessità del ‘rispetto dell'ambiente’ pur nell'ottica dell'incremento quali-quantitativo delle produzioni per soddisfare le esigenze in nutrienti ai fini del raggiungimento del benessere psico-fisico dell'uomo (human welfare state e well being); quest'ultimo può essere rappresentato da un mandala quale esemplificazione di una visione sistemica in cui vari fattori, tra i quali la ‘risorsa genetica’ e il ‘territorio rurale’, interagendo, contribuiscono al raggiungimento dell'obiettivo ‘benessere uomo’.
Esemplificazione di un 'mandala' rappresentativo del 'benessere
dell'uomo' ('human welfare state e wellbeing').
Forse, si è all'epilogo di un periodo caratterizzato da
forti 'confronti-scontri' fra culture diverse e dal sorgere di nuovi diritti
dell'essere umano e di tutti gli altri esseri viventi, quindi di una nuova
visione del sottosistema 'Pianeta Terra' inserito nel sistema 'Cosmo'.
Pertanto, questa tendenza culturale sta determinando una profonda revisione
della epistemologia (termine coniato dal filosofo scozzese J.F. Ferrier nel
1854), cioè dello studio dei fondamenti e dei metodi della conoscenza
scientifica. La stessa impostazione meramente epistemica, cioè accentuazione
del solo momento conoscitivo e positivo di contro a quello critico è in una
fase di profonda revisione. E' in atto un intimo, intenso e arcano tormento nel
pensare e nell'individuare nuovi modelli
comportamentali in grado di interpretare la realtà umana, sociale e fisica. E'
palpabile la crisi, forse irreversibile, che inonda un modello fondato
prevalentemente sulla sola conoscenza scientifica che si considera l'unica
‘esatta’ e ‘positiva’ nell'organizzazione dei 'saperi' e delle 'conoscenze'.
Ciò sta a significare che è in atto una revisione critica del modello
epistemico di Francesco Bacone, tendente a privilegiare la 'finalità pratica e
operativa del sapere', quindi a conferire all'uomo il dominio sulla natura
previa una conoscenza basata sul valore dell'esperienza e non sulla mera
descrizione della natura stessa; in questo contesto forte è la critica
baconiana a tutto ciò che pregiudizievolmente
influenza il sapere scientifico;
critica che si concretizza nei noti 'idola' baconiani. Lo stesso si può
ipotizzare nei confronti del pensiero cartesiano (Descartes): ideazione di un
sistema universale, nel quale 'da un principio assolutamente certo si possono
dedurre tutti i principi delle singole scienze'. Questo principio di certezza è
nell' io; da questa identificazione scaturiscono il 'soggettivismo'
moderno e il razionalismo, quindi l' ’io penso’quale soggetto e oggetto
contemporaneamente. Non è da dimenticare l'influenza di Galileo nella
quantificazione matematica degli eventi naturali qualunque sia la categoria
interessata, purché osservabile e misurabile; pertanto, queste categorie
possono comprendere, fra l'altro, quelle proprie della psiche e dei processi
socio-culturali.
Certamente un modello epistemico non sembra utilizzabile per rispondere alle infinite istanze di 'conoscenze' avanzate da una società attuale fortemente individualista e sempre piú complessa e avida di soddisfazioni edonistiche, in quanto esso ha favorito una visione - prima- e un intervento antropico -poi- tendenti a considerare 'scientificamente e operativamente domabile' la natura.
L'antropizzazione dell’ambiente in genere non può non prescindere dal fatto che “sia lo scienziato che l'imprenditore non possono piú ignorare che un alimento di origine animale o vegetale è il risultato di un coacervo di fenomeni biologici, molti dei quali ancora ignoti. Crediamo che si possa affermare facilmente che ogni essere vivente destinato a fornire alimenti, servizi, attività professionali, ecc. all'uomo sia sempre un passo piú in là rispetto alle nostre conoscenze”. Da ciò è facile dedurre che l’impossibilità di controllare totalmente la complessità biologica di un essere vivente deve condurre a una maggiore prudenza nell'impiego di sistemi produttivi rivolti solamente all'incremento quantitativo al fine di minimizzare i danni biologici, di cui l'erosione del valore inestimabile di un patrimonio genetico ampiamente variegato (biodiversità) costituisce una delle espressioni piú eclatanti.
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