Una delle Sostanze che compongono l'essere umano è Manas la Mente.
La parola Manas deriva dalla radice "man" che significa "pensare" e indica lo strumento o l'agente che è il principale responsabile del pensiero.
Anche in Ayurveda, come nello Yoga, Manas significa "mente" ed ha cinque sinonimi importantic:itta, caita, hrdaya, svantah, hrt. Questi termini indicano differenti aspetti e qualità della "mente" a secondo del contesto in cui vengono impiegati. Ad esempio, hrdaya e hrt significano il "centro" o il "cuore" che per la visione dell'Ayurveda è la sede della mente. Mentre citta è uno dei quattro mezzi di percezione interna (antah-karana) che insieme alla mente, all'ego, all'intelletto sono responsabili della percezione del mondo.
Il termine Manas è impiegato in India fin dai tempi dei Veda (circa 10 000 anni a.C.) e il suo concetto viene sviluppato in modo diverso a seconda delle varie antiche scuole filosofiche indiane. La sua descrizione e funzione appare nei Rk Veda e nello Yajur Veda. Poi, nelle Upanishad, il concetto Mente prende forma concreta e conquista una posizione importante nella descrizione, dal punto di vista filosofico, dell'attività del pensiero. Nelle opere successive come il Nyaya di Gautama, il Vaisheshika di Kanada, il Sankhya di Kapila, lo Yoga Sutra di Patanjali, nel Purva Mimansa, nell'Uttara Mimansa, nelle scuole filosofiche Buddiste e Jainiste, la Mente è descritta in modo più preciso ed ampio, mettendo in risalto tutte le sue funzioni. In Ayurveda si ritrovano tutti gli aspetti degli studi sulla Mente delle varie scuole di pensiero dell'antica India.
Per dimostrare l’esistenza della Mente, Caraka, adduce come prova il fatto che la conoscenza non è sempre presente: il Sé può percepire attraverso i sensi, ma talvolta questa percezione non avviene. Ricordando che il Sè è onnipresente ed è sempre cosciente, bisogna ammettere che vi sia unasostanza che veicoli al Sé i dati percettivi e questa sostanza viene chiamata Mente. Ogni individuo ha una sola Mente e la Mente trasmette al Sé una cognizione per volta. Non vi sono due percezioni simultanee, ma la rapidità con cui la mente trasmette, genera l’impressione della simultaneità di diverse cognizioni.
La mente è di per sè inconscia (acetana), ma è dotata di moto (kriyavant). Quando è legato alla mente, il Sé, di cui ho scritto precedentemente, appare avere dei moti, anche se in realtà è un “motore immobile”. Un controllo sulla mente lo si può avere mediante lo yoga e la meditazione che agiscono nell’attuare la cessazione di ogni legame tra il Sé e la mente, il che porta alla scomparsa dei desideri, dei meriti e demeriti.
L’uomo comune non domina la sua mente e si lascia trascinare dalle sue emozioni (moti mentali): odio, invidia, passioni ed altri moti negativi che perturbano gli elementi corporei generando malattie fisiche. Nei testi ayurvedici è messo in rilievo che le cure migliori per la mente sono la meditazione e l’esercizio della volontà esemplificati dai testi dello yoga.
Nei trattati ayurvedici sono presenti accenni agli aspetti psicologici delle malattie e delle terapie, ma il medico ayurvedico si occupa prevalentemente del corpo. Però, il medico sottolinea sempre che gli impulsi fisici come la fame, la sete, il bisogno di urinare, defecare, di starnutire, di ruttare devono essere soddisfatti in quanto la loro repressione genera malattia, ma sottolinea anche che devono essere controllati gli impulsi mentali negativi come paura, rabbia, avidità in quanto fonte di malattie.
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