La danza indiana esprime felicità, bellezza, ma anche l'unione: infatti quando un individuo vuole unirsi a Dio incomincia spontaneamente a cantare e ballare. Inoltre, la danza è anche l’azione che fa un dio, Shiva, per creare il mondo. Si narra che se Shiva smettesse di ballare il mondo si fermerebbe. Per questo in India la danza ha un’importanza sacra, e in origine era eseguita soltanto nei templi, come offerta di ringraziamento agli dei e come un rito che unisce profondamente il fedele a Dio. Al di là di questo scopo spirituale, la tradizione indiana dice anche che "la danza serve per educare gli illetterati, illuminare i sapienti e divertire gli illuminati". Esistono numerosi stili di danza classica indiana, diversi per regioni; i più importanti sono: Bharatanatyam, Manipuri, Katak, Katakali, Kuchipudi, Odissi, Moghinyattam. Ognuno di questi stili presenta due elementi distinti, uno puramente ritmico, e uno drammatico e espressivo. Ma la danza più antica e più importante è il Bharatanatyam, che si dice sia stato insegnato dal dio Brahma stesso al maestro di danza Bharata Muni. Egli scrisse il Natya Sastra, un trattato datato tra il 3° e il 4° sec. a. C. che è il primo testo sulla danza indiana ed oggi è considerato uno dei testi sacri (Veda) per l’ispirazione con cui fu scritto. Il Bharatanatyam ha movimenti molto rigidi e utilizza tutto il corpo in misura uguale. Il secondo stile di danza che segue il Bharatanatyam è il Kuchipudi che si basa soprattutto sul lavoro dei piedi, e ha movimenti molto più fluidi nonostante il ritmo delle musiche sia di solito più veloce: in questo modo il danzatore deve mantenere un controllo totale del suo corpo, ma deve anche dare allo spettatore una sensazione di fluidità, mescolando controllo e abbandono, in un movimento che rende questo stile particolarmente attraente. Entrambi questi stili sono originari del Sud India, ma il Kuchipudi è molto più recente e deriva dal Bharatanatyam, e si racconta che sia nato in un piccolo villaggio dell’Andra Pradesh chiamato appunto "Kuchipudi". I canti del Bharatanatyam sono in lingua tamil, quelli del Kuchipudi nel dialetto dell’Andra Pradesh.La danza indiana comunica agli spettatori l’emozione (Rasa) attraverso 4 elementi che il danzatore deve padroneggiare:
- Vestiti e trucco
- Liricità del canto
- Gesti del corpo (piedi con suono delle cavigliere, mani e braccia, viso, occhi e sopracciglia, testa tutta e collo)
- I cosiddetti "gesti della mente", usati per esprimere i sentimenti (sguardo, svenimenti, pelle d’oca, arresti improvvisi, …)
Il CORPO con tutti i suoi gesti deve seguire la melodia (Raga) e il ritmo (Tala), il MIMO e lo SGUARDO devono raccontare la storia della canzone: così tutta la performance del danzatore crea l’espressione (Bhava) del significato della canzone, e gli spettatori vedendo la danza sentono nascere in sé il sentimento corrispondente (Rasa). In effetti, si dice che la parola "Bharatanatyam" è nata dalle iniziali di "Bhava-Raga-Tala", i 3 elementi più importanti della danza. Oppure come "Danza dell'India" (Bharata Desa). Nelle sequenze di danza ritmica le Mudra, ossia la gestualità che viene espressa attraverso le mani, sono puramente decorative; i piedi e il suono delle cavigliere segnano il tempo ed ogni passo corrisponde ad un gesto. L'accompagnamento è strumentale e ritmico. Le sequenze di danza narrativa seguono un testo o un poema mistico cantato dai musicisti, e in esse le mudra servono ad illustrare e a raccontare: le agili mani dei danzatori evocano immagini della natura, voli di uccelli, fiumi che scorrono, fiori che sbocciano, il mutare delle stagioni, e così via; evocano anche dei, demoni, battaglie, amanti che si incontrano e che si separano, ecc. I danzatori, così, evidenziano le loro doti di attori e narratori.